Attività Estiva

CRONACA D’ALPINISMO

Nel 77/78, partecipai da allievo, al primo corso della Monteforato e nell’81 divenni Aiuto Istruttore della medesima, erano anni di grande fermento e nonostante fosse nata da poco, la Scuola aveva già vissuto dei profondi cambiamenti al suo interno. Alcuni soci fondatori avevano rinunciato all’incarico, per mancanza di tempo, per divergenze con la direzione, o più semplicemente per assenteismo. La Guida Alpina e Istruttore Nazionale Abramo Milea, aveva mantenuto la carica di Direttore della Scuola, mentre Agostino Bresciani, l’artefice principale della sua nascita, aveva ceduto l’incarico di Direttore dei corsi ad un giovane Alessandro Angelini, che aveva appena conseguito la nomina di Istruttore Nazionale. In quei primi anni ottanta, oltre a me, entrarono a farne parte, diversi altri giovani e giovanissimi Aiuto Istruttori, che contribuiranno in maniera fattiva allo sviluppo e alla crescita di una tradizione alpinistica, di cui oggi gode la Scuola e l’ambiente Alpinistico Versiliese più in generale. Oltre al numero dei corsi e a quello degli allievi che ne sono usciti, è questo, a mio modo di vedere, il vero risultato, l’importante valore aggiunto ottenuto nei nostri primi quarant’anni di vita: la nostra tradizione Alpinistica.

Ma facciamo  un passo indietro per provare a collocare la nostra realtà, in un contesto più ampio. In quei primi straordinari anni ottanta, Gianpiero Motti denuncia la fine del “nuovo mattino”, con l’avvento delle gare di arrampicata e il conseguente approccio sportivo e competitivo a questa disciplina. In realtà, l’onda lunga innescata dal movimento a partire dai primi anni settanta, continuerà il suo percorso dando vita ad innumerevoli nuovi itinerari di roccia e ghiaccio su tutto l’arco Alpino. Finalmente liberi dai vecchi legami con la tradizione, si osservano le pareti con occhi diversi che permettono di individuare nuove linee di salita fra le pieghe delle montagne.

Sulle Apuane, piccole e neglette, tutto succede in ritardo. Anche il nuovo mattino, qui, iniziò a fine anni settanta primi anni ottanta. In principio furono le Adidas tapioca e le Superga a prendere il posto degli scarponi, poi le mitiche EB, con le quali iniziò un nuovo gioco. Piolà e Mariacher, Grassi e Gabarrou, divennero gli eroi ispiratori di quegli anni indimenticabili. Fu così che, fatte le dovute esperienze sulle nostre montagne, iniziammo a frequentare, con crescente convinzione, l’arco Alpino e maggiori erano i risultati, maggiore era la voglia di superarli. Già nella prima metà degli anni ottanta, cinque di noi avevano conseguito il titolo di Istruttore di Alpinismo e uno quello di Istruttore Nazionale di Alpinismo, avendo partecipato ai corsi della Scuola interregionale e di quella Centrale del C.A.I., successivamente e fino ai primi anni novanta, altri cinque ottennero l’abilitazione e il titolo. Ma soprattutto nei primi dieci anni di attività, furono scalate molte delle più importanti pareti Alpine, quasi sempre eguagliando se non migliorando, i tempi medi di percorrenza, indicati dalle relazioni tecniche delle guide alpinistiche ed anche utilizzando il minor numero possibile di punti d’artificiale su quegli itinerari aperti con l’uso di questa tecnica. Perché è sì importante realizzare le salite, ma è ancor più importante il modo in cui si realizzano. Ed è questo uno dei concetti etici fondanti, su cui si basa l’esempio e quindi l’insegnamento nei nostri corsi.

In questo modo, come dicevamo, furono salite a occidente, la W. Dei Dru, lungo la Diretta degli Americani e il Pilastro Bonatti, la W. Del Grand Charmox lungo la via Cordier, quella della Blaitierre per la via degli Inglesi e lungo la più moderna Williamine Dada, la vertiginosa est del Gran Capucin sulla via Bonatti e lo spettacolare pilone Gervasutti al Tacul. La parete W. Della Noire lungo la Ratti e la sua cresta Sud per la via Brandell-Schaller. Nell’Oisans la selvaggia e isolata N.W. dell’Olan lungo la via Couzy-Desmaison e la solare invitante S. della Meije per la Allain-Leininger. Nelle Alpi Centrali, furono oggetto delle nostre attenzioni, la N.E. del Badile, in Val Bregaglia, per la classica Cassin, la poco ripetuta Linea Bianca, dei Cecoslovacchi, la severa Kosterlitz-Ischerwood e la bellissima Via del Fratello, quindi sulla parete W., la Via Chiara al Pilastro a Goccia e sul versante Italiano del Gruppo, nell’alta val Torrone, la Taldo-Nusdeo al Picco Luigi Amedeo. Sulle Alpi Svizzere dell’Uri, l’infinita e spettacolare cresta W. Dei Salbitschijen e sulla stessa montagna le vie Villinger e Niedermann alla Zwillingsturm, infine alla solare parete del Grauewande un’altra classicissima Niedermann. Sulle Alpi orientali, le più rappresentative delle gettonatissime Dolomiti furono l’amena N. della Rocchetta Alta di Bosconero con la via Navasa e lo spigolo Strobel, la Tofana con la Costantini-Apollonio e la Costantini-Ghedina al Pilastro di Rozés, la Cima Grande di Lavaredo sulla aerea via Comici, la solare, incandescente parete S. della Torre Trieste, per la astuta e complessa via Carlesso e per l’elegante spigolo della via Cassin, il Sass D’la Crusc attraverso la via del Grande Muro, la gialla Cima Scotoni sulla via Lacedelli e più a destra, per la via dei Fachiri, la parete S. della Marmolada, lungo la sostenuta via Vinatzer e la via Gogna più la diretta Messner alla Punta Rocca, nonchè la mitica via dell’Ideale e le più recenti, Schwalbenwaz e Don Quixotte alla Punta Ombretta. Il Croz dell’altissimo lungo il Diedro Armani e la Detassis-Giordani, l’austera e selvaggia N.W. della Civetta lungo il difficile, interminabile Diedro Philipp alla Punta Tissi, la friabile Solleder alla Cima principale, quindi la Aste alla punta Civetta e la Carlesso alla Torre di Valgrande, per ultima la parete N.E. del Crozzon di Brenta con la classica via delle Guide, nell’anno del suo Cinquantenario, il pilastro dei Francesi e il più difficile Diedro Aste.

Oltre a ciò la Scuola organizza e porta a termine, la sua prima spedizione extraeuropea, sulle Ande Argentine, di cui si parla a parte, e contribuisce all’organizzazione, della prima di una lunga serie di spedizioni nelle Ande patagoniche Australi, che ci vedranno autori di molti tentativi di apertura, ma anche della realizzazione di due nuovi Itinerari.

Nel secondo decennio, fra il 93 e i primi anni 2000, và registrato l’ingresso nell’organico di un nuovo Istruttore di Alpinismo e il conseguimento del titolo I.N.A., da parte di un altro istruttore già in organico, ma soprattutto, ben tre membri della Scuola ottennero la nomina al gruppo orientale del Club Alpino Accademico, fatto decisamente insolito per un piccolo ambiente come quello Versiliese e sintomo evidente della buona riuscita nel percorso intrapreso. Di pari passo, continuò anche l’esplorazione, delle grandi pareti Alpine come la Civetta, scalata per vie tipo la Ratti e il Diedro Livanos alla Cima Su Alto, o la Andrich alla Punta Civetta, e ancora la Marmolada per la poco conosciuta Canna d’Organo e la Messner-Renzler più la Gogna alla Punta Rocca, l’Agner dall’interminabile Spigolo N. e lo Spiz D’Agner Nord lontanissimo e a torto snobbato, per lo spigolo Oggioni, di nuovo la Rocchetta Alta di Bosconero per la difficile, sostenuta K.C.F., sul Sass Maor l’impegnativa Biasin-Scalet, la N.E. del Sassolungo sulla poco ripetuta via di Furlani Linea Logica e alla Torre Innerkofler l’ambita via del Calice. Nel gruppo di Brenta, la Via della Sorpresa e la Armani alla Cima Brenta ed al Catinaccio l’aerea ed estetica Hasse-schrott sulla Torre Delago, nonché la Leviti-Nemela , Fantasia, Magico Est e CAI Alto Adige, alla E. della cima principale, alle tre Cime la classica Cassin alla W. Nell’Ortles-Cevedale, l’interessante via di misto Ertl-Brehm al Gran Zebrù e in inverno, il seracco Nord della Cima Vertana. Sulle Alpi Centrali, alla Punta Allievi in Val di Zocca la Erba –Fumagalli e al Picco Luigi Amedeo lo spigolo S., mentre alla costiera Dell’Averta Top Ten, al Pizzo Torrone Occidentale Guronsan e al Cengalo lo spigolo Vinci. In Occidentali, nel gruppo del Bianco, fu la volta della classica via degli Svizzeri alle Courtes, all’Aiguille du Midì dello sperone Frendo e all’Aiguille de Roc dello sprotetto Diedre des Mosquetaires e della spettacolare Subtilites Dulferiennes, nonché di Guy-Anne alla Premier Point de Nantillons. Su ghiaccio e misto, in inverno, le Goulotte Ravanel-Frendo all’Aiguille Carrè e Petit Viking alla Pointe du Dominò. Inoltre sulle Highlands Scozzesi, al Ben Nevis Zero Gully, Point Five Gully, Comb Gully, Gardiloo Gully alla parete Nord. Su Carn Dearg Buttres la spettacolare The Curtain e nel Gruppo dei Cairngorms , Alladin Mirror Direct.

Negli ultimi quindici anni abbiamo infine assistito alla nomina di due nuovi Istruttori di Alpinismo e a quella di un Istruttore di Sci Alpinismo, poi convertita in quella di Istruttore Nazionale di Sci Alpinismo, tutto ciò mentre l’esplorazione sistematica delle pareti dell’arco alpino continuava in Occidentali, nell’Oisans, sull’austera N. del Pic Sans Nom con le vie Aurore Nucleaire e Pilier Chapatout, al Dome du Monetier lungo la goulotte Fantomas in inverno, così come alla Tète de San Marguerite su le Canaille sempre in inverno e su misto. Nel gruppo del Monte Bianco, sulla Rebuffat alla Tour Ronde, al Mont Blanc du Tacul sulle Classicissime Goulotte Modica-Noury, Gabarrou-Albinoni, Lafaille e Super Couloir, ma anche la Valeria al Gran Capucin, il più attuale Fil a Plomb al Rognon du Plan, l’effimera Ice Is Nice alla Breche W. Du Requin e infine la Goulotte Rebuffat-Terray all’Aiguille du Pelerins, con tratti di misto impegnativi. Sempre nel gruppo del Bianco, ma su pura roccia la Bonatti alla parete E. delle Petit Jorasses e la Contamine alla sua parete W. Il Pilier Payot alla Tour Ronde e Bienvenue au George V, alla Premier Point du Nantillons. Nel Piantonetto, le vie Machetto, Grassi-Re e Diamante Pazzo al Becco Meridionale della Tribolazione, la Locatelli alla nascosta parete della Destrera, il Diedro Giallo e la Perego Mellano al Becco di Valsoera. Sul Granito delle Alpi Centrali sarà la volta della Punta Allievi, per la via Il Fortissimo, della Punta Rasica per Lady D, della Sfinge con la difficile via del Peder, della Molteni in cordata e in Free Solo e della diretta Fiorelli al Badile. Sulle Alpi Svizzere dell’Uri della via Motorhed alla solare parete del Dome dell’Eldorado a Grimsel. Sulle Orientali, alla Torre Innerkofler, in Inverno, la Goulotte Mistica e al Monte Nero nel gruppo della Presanella il misto Couloir dell’H, proseguendo in roccia con la poco frequentata e impegnativa Simon-Rossi alla N. del Pelmo , la via Prinoth sempre all’Innerkofler, la classica Bonatti, la più moderna Gilles Vilneuvee e la lunghissima Ey de Net alla Tofana, alla N.E. del Sassolungo, Il Pilastro sopra le Nuvole, la semisconosciuta Fiore all’Occhiello e la famigerata Soldà Sulla N. Nel Gruppo del Civetta la friabile Da Roit alla Cima del Bancon e la Tissi al Pan di Zucchero, alla Scotoni la poco ripetuta via Dibona, una classica d’altri tempi come la Soldà e la Sancho-Pancha più la Don Quixotte, in Marmolada. La Bradler-Hassee e la Dibona alla Cima Grande di Lavaredo, l’elegante e friabile Diedro Mayerl al Sass D’la Crusc, le vie Aste-Salice, Goduria, Vienna e Soddisfazione alla solare Cima D’Ambiez, che offre forse la roccia migliore del Brenta. Poi sulle Pale, l’originale Via del Colatoio, alla Cima di Lastei, la più moderna Heidi, alla Cima Canali e la classica Detassis-Giordani in Free Solo, allo Spigolo N.W. della Pala del Rifugio, l’infinita e impegnativa Jori, all’Agner, poi la Massarotto e il Diedro De Nardin alla Prima Torre del Camp, quest’ultima ancora in Free Solo. L’astutissima via Dulfer al Totenckirchl, con le sue traversate e i suoi pendoli e per ultimo ma non meno importante, il perfetto Diedro Cozzolino al Piccolo Mangart di Coritenza, uno dei più alti dell’intero arco Alpino, dove salita e discesa si sviluppano in un’ambiente severo e selvaggio, decisamente poco frequentato.

Giancarlo Polacci